Influenzare
L’arte dell’influenza implica la capacità di guidare efficacemente le emozioni altrui. Gli individui capaci di prestazioni eccellenti sono bravissimi a inviare segnali emotivi, un’abilità, che fa di loro dei potenti comunicatori, capaci di dominare un pubblico… in poche parole, dei leader.
Le emozioni sono contagiose, noi influenziamo reciprocamente i nostri stati d’animo. Nel bene e nel male, influenzare lo stato emotivo di un’altra persona è perfettamente naturale; lo facciano costantemente, lasciandoci reciprocamente contagiare dalle emozioni come se fossero una sorta di virus sociale. Questo scambio emotivo costituisce un invisibile equilibrio interpersonale, che fa parte di ogni interazione umana, sebbene spesso sia troppo impercettibile per essere notata. Anche così la trasmissione dello stato d’animo è straordinariamente efficace.
Le emozioni sono contagiose. Come disse Jung, il grande giornalista psicanalista svizzero, nella psicoterapia, anche se il medico è del tutto distaccato dai contenuti emotivi del paziente, il fatto stesso che questi abbia delle emozioni ha un effetto su di lui. Ed è un grande errore se il medico pensa di potersi sollevare al di sopra di questo. Non può far altro che diventare consapevole del fatto che è influenzato. Se non si rende conto di questo, è troppo distante e quindi non capisce nulla.
Le emozioni sono un metodo di comunicazione efficacissimo. Le emozioni sono un sistema di segnalazione che non ha bisogno di parole, il che probabilmente è una della ragioni che spiega come mai esse ebbero un ruolo tanto potente nello sviluppo del cervello umano, molto tempo prima che le parole diventassero per la nostra specie uno strumento simbolico.
L’equilibrio emotivo è la somma totale degli scambi di sentimenti che avvengono fra noi. In modo impercettibile tutti noi possiamo far sentire il nostro interlocutore un po’ meglio; ogni incontro può essere pesato su una scala che va, emotivamente parlando, dal tossico al fortificante. Questo equilibrio può produrre immensi benefici per un’azienda o per il tono dell’organizzazione.
E’ emerso che ciò che fa la differenza sono gli stati d’animo che si diffondono fra i dirigenti durante la discussione. Gli stati con i quali gli individui si contagiano mentre lavorano insieme sono un ingrediente essenziale ma spesso trascurato per determinare quanto bene esse lavorino. Nel mondo del lavoro, indipendentemente dal problema, gli elementi emotivi hanno un ruolo essenziale. Per essere competenti occorre saper navigare nelle correnti sotterranee, peraltro sempre presenti , senza consentir loro di trascinarci a fondo. Nel bene o nel male, tutti noi facciamo parte, per così dire della cassetta degli attrezzi emotivi degli altri. Stimoliamo continuamente .Gli stati emozionali altrui, proprio come gli altri fanno con i nostri. Deriva da ciò un potente argomento contro la libera espressione di sentimenti tossici sul lavoro, chi si comporta così avvelena il pozzo.
Nelle organizzazioni, gli individui più efficaci lo sanno per istinto; costoro impiegano spontaneamente il proprio radar emozionale per percepire la reazione degli altri e regolano le proprie risposte in modo da spingere l’interazione nella direzione migliore. I sorrisi sono il segnale emotivo, più contagioso di tutti, avendo il potere quasi irresistibile di far sorridere gli altri. L’atto del sorridere, di per sé stesso, evoca sentimenti positivi.